scrittura terapeutica Martina Maria Mancassola scrittura terapeutica Martina Maria Mancassola

Quando non stai bene e non sai perché: ansia, malessere e scrittura terapeutica

Ci sono momenti in cui ti senti agitata/o, svuotata/o, “strana/o” e non sai nemmeno come chiamare quello che provi. In questo articolo parlo di ansia e malessere interiore e ti propongo 3 esercizi di scrittura terapeutica semplici, da fare da sola/o o all’interno di un cerchio di scrittura terapeutica online.

Ragazze che leggono e scrivono insieme

Ci sono giorni in cui fai fatica a spiegare come stai.
Non è un dolore preciso, non è una diagnosi, non è “solo stress”. È un miscuglio di ansia, stanchezza, vuoto, pensieri che non si spengono. Ti svegli con il cuore un po’ stretto, ti addormenti con la testa piena, e se qualcuno ti chiede “che cos’hai?” ti verrebbe da rispondere: “non lo so, ma non sto bene”.

Molte persone, in questi momenti, digitano su Google parole come ansia, malessere interiore, non sto bene, come faccio a calmarmi, esercizi di scrittura terapeutica. Cercano qualcosa a cui aggrapparsi, una pratica semplice che aiuti almeno a respirare un po’ di più.

La scrittura può essere uno di questi appigli: non perché risolve tutto, ma perché ti offre un posto concreto dove tirare fuori e osservare - nero su bianco - quello che succede dentro.

Quando il malessere non ha un nome (o ne ha troppi)

Ansia e malessere non sono sempre “grandi eventi”: a volte sono una somma di piccole cose. Giornate in cui ti senti inadeguata/o, rapporti che ti consumano, cambiamenti che non hai scelto, aspettative che ti pesano addosso.

Può esserci:

  • un’ansia riconoscibile (fiato corto, nodo alla gola, tachicardia);

  • un malessere più sottile: apatia, senso di vuoto, pensieri che girano in tondo, difficoltà a trovare il senso delle cose.

In entrambi i casi, la tendenza è tenere tutto in testa finché esplode. Oppure fare finta di niente, finché il corpo inizia a parlare: insonnia, tensioni, irritabilità.

La scrittura, soprattutto se usata in modo terapeutico, è uno spazio in cui questo malessere può iniziare a prendere una forma. Non è “pensare di più”: è mettere ordine nel caos interiore, dare voce a qualcosa che finora era solo un groviglio.

Che cos’è, in pratica, la scrittura terapeutica

Quando parlo di scrittura terapeutica non intendo un esercizio di stile, né un compito da fare correttamente. Parlo di un modo di scrivere in cui:

  • il centro non è il testo, ma tu;

  • non si giudicano grammatica, punteggiatura o forma;

  • l’obiettivo non è produrre qualcosa di bello, ma incontrare quello che senti.

Studi su journaling e scrittura espressiva mostrano che dedicare anche pochi minuti al giorno a scrivere di ciò che proviamo può ridurre ansia e stress, migliorare la chiarezza mentale e aiutarci a dare un senso alle esperienze difficili.

La scrittura terapeutica non sostituisce una psicoterapia, ma può:

  • alleggerire il carico mentale;

  • accompagnare un percorso di cura;

  • diventare un piccolo rituale quotidiano per restare in contatto con te stessa/o.

3 esercizi di scrittura terapeutica per i momenti di ansia e malessere

Ti propongo ora tre esercizi di scrittura terapeutica pensati proprio per quando ti senti in ansia, in confusione o in un malessere senza nome. Non servono chissà quali strumenti: solo un quaderno (meglio se dedicato a questo) e una penna.

Non è necessario scrivere tutto perfettamente. È già tanto se ti concedi uno spazio in cui smettere di “tenere duro” e inizi, semplicemente, a raccontare la verità sulla pagina.

1. Scarico di 5 minuti: “mettere fuori” senza filtro

Quando l’ansia è alta, è difficile anche solo trovare un inizio. La testa corre da una parte all’altra, il corpo è in allerta, e l’idea di “fare un esercizio” può sembrare troppo.

Allora puoi partire da qualcosa di molto semplice:

  • metti un timer di 5 minuti;

  • comincia a scrivere tutto quello che ti passa per la testa, senza rileggere e senza fermarti;

  • non devi essere coerente, non devi raccontare una storia: puoi saltare da un pensiero all’altro, ripeterti, tirare una riga e riscrivere, scrivere parole spezzate.

Se ti blocchi, puoi semplicemente ripetere:

“In questo momento quello che sento è…”

e vedere cosa arriva dopo.

Questo tipo di scrittura, che in psicologia viene chiamata spesso journaling o scrittura espressiva, aiuta a liberare la mente dai pensieri ripetitivi e a ridurre l’attivazione emotiva legata all’ansia.

Non aspettarti una magia, ma nota come ti senti dopo: magari non “bene”, però leggermente più vuoto, meno compresso.

2. Scrivere alla parte di te che sta male

Quando stai male, dentro si aprono dialoghi feroci: “dovresti reagire”, “non è niente”, “sei esagerata/o”.
Un modo per usare la scrittura terapeutica per l’ansia è cambiare il tono di questa voce interna.

Prova così:

  1. Immagina che davanti a te ci sia una parte di te che non sta bene: può essere una versione più giovane di te, o semplicemente un “pezzo” che soffre.

  2. Scrivi una pagina rivolta a lei/lui, con un tono che useresti con una persona che ami.

Puoi iniziare da qui:

“So che non stai bene. Non voglio aggiungere giudizi, vorrei solo ascoltare. Raccontami che cosa ti sta facendo più male in questo periodo, di cosa hai paura, che cosa ti serve davvero.”

Lascia che sia la mano ad andare. Quando hai finito, rileggi e chiediti:
“Parlerei così anche a me, nella vita di tutti i giorni?”

Questo esercizio di scrittura terapeutica non toglie l’ansia, ma può iniziare a cambiare l’atteggiamento con cui ti avvicini al tuo malessere: meno rimprovero, più cura.

3. Due colonne invisibili: “quello che c’è” e “quello che mi può aiutare”

Spesso, quando stiamo male, ci sentiamo schiacciati tra due estremi: o minimizzare (“non è niente”), o catastrofizzare (“sarà sempre così”). La scrittura può aiutarti a trovare una via di mezzo, più concreta.

Prendi una pagina e, invece di tracciare linee e schemi, immagina di dividerla mentalmente in due parti.

Nella prima metà scrivi liberamente su:

“Che cosa c’è, oggi, nel mio malessere”

Puoi raccontare sintomi fisici, pensieri, frasi ricorrenti, situazioni che ti scatenano ansia. Non tenerti niente.

Poi fai una pausa, respira qualche volta e, nella seconda metà della pagina, passa a:

“Che cosa, anche piccolo, potrebbe aiutarmi a respirare un po’ di più nei prossimi giorni”

Non pensare in grande: un’amica a cui scrivere, una passeggiata, fissare un appuntamento con un professionista, chiedere un giorno libero, dire un no, iniziare un diario.

Alla fine sottolinea tre gesti possibile tra quelli che hai scritto. Non sono “la soluzione”, ma possono diventare i primi micro-passaggi fuori dal blocco.

Quando scrivere da sola non basta: la forza di un cerchio

A volte, però, scrivere da sola/o non è sufficiente.
Ci sono momenti in cui senti di avere bisogno di una struttura, di una guida, di un tempo protetto che non dipenda solo dalla tua forza di volontà, o della presenza discreta di altre persone che stanno vivendo, in modi diversi, la stessa confusione.

Qui entrano in gioco i percorsi di scrittura terapeutica di gruppo.

In un cerchio di scrittura terapeutica:

  • c’è una persona che guida, propone tracce e tiene il tempo;

  • ci sono tappe pensate per affrontare paure, storie che ti racconti, atti di coraggio, nuovi inizi;

  • puoi scrivere su temi che da sola/o non toccheresti, sentendoti meno sola/o nella tua fatica;

  • la condivisione è facoltativa: puoi scegliere se leggere o semplicemente restare in ascolto.

Per questo ho creato “Cerchio di Parole – Nuovi inizi”, un laboratorio online di scrittura terapeutica di gruppo in 6 incontri, pensato proprio per i momenti in cui senti che qualcosa sta cambiando - o dovrebbe cambiare - ma dentro è ancora tutto confuso: ansia, desideri, stanchezza, paure.

In ogni incontro lavoriamo con:

  • una prima traccia di scrittura guidata,

  • una pausa con un testo o un’immagine che apre uno sguardo,

  • una seconda traccia,

  • una chiusura con un piccolo gesto o una parola da portare via.

Non è un corso di scrittura creativa, nessuno corregge i testi. È uno spazio di scrittura terapeutica: un cerchio sicuro, con confini chiari, in cui puoi usare le parole per guardare la tua ansia e il tuo malessere da un posto un po’ più largo.

Se senti che stai davvero troppo male

Ci tengo a dirlo chiaramente: se l’ansia e il malessere sono molto intensi - se fai fatica ad alzarti dal letto, se hai pensieri autolesivi, se senti di non farcela più - la scrittura da sola non basta.

In questi casi è importante chiedere aiuto a un professionista della salute mentale. La scrittura terapeutica può affiancare un percorso psicologico o psicoterapeutico, ma non lo sostituisce.

Puoi usare il quaderno per:

  • annotare cosa emerge tra una seduta e l’altra;

  • portare più chiarezza a ciò che vuoi condividere in terapia;

  • prenderti cura di te nei giorni in cui non hai appuntamento.

Una pagina alla volta, anche quando stai male

Quando non stai bene, è facile pensare che non cambierà mai niente.
La scrittura non promette di risolvere tutto, ma ti offre un gesto concreto: sederti, respirare, prendere una penna e iniziare a dire la verità sulla pagina.

Che tu scelga di farlo da sola/o nel tuo diario o all’interno di un cerchio di scrittura terapeutica di gruppo, ogni parola può diventare un piccolo spazio di respiro in mezzo al rumore.

Puoi iniziare oggi, con qualcosa di semplice:

“In questo momento, con tutta l’ansia e il malessere che sento, quello che vorrei dirgli è…”

E vedere cosa succede se, per una volta, invece di trattenere tutto, lo appoggi dolcemente su un foglio.

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