Scrittura Terapeutica, poesia e cura, benessere emotivo Martina Maria Mancassola Scrittura Terapeutica, poesia e cura, benessere emotivo Martina Maria Mancassola

Poesia, scrittura terapeutica e cura

Quando poesia e scrittura terapeutica si incontrano, la parola diventa cura: metafore che danno forma al sentire, ritmo che contiene, narrazione che restituisce senso. Un ponte tra corpo ed emozioni per regolarsi, comprendersi e creare legami.

Perché la parola creativa può fare bene

La poesia non è solo estetica: è un modo di pensare le emozioni. Quando entra nella scrittura terapeutica, la parola creativa diventa un contenitore dove ciò che sentiamo può essere visto, nominato, trasformato. Ecco cosa sappiamo — tra clinica, neuroscienze e pratiche di cura — su questo legame.

1) La metafora dà forma e distanza sicura

La poesia usa metafore e immagini. In psicologia si parla di simbolizzazione: quando un vissuto prende forma simbolica, diventa più maneggiabile.

Le metafore creano distanza protetta: restiamo in contatto con l’emozione senza esserne travolti (parlare di “grandine nel petto” non è negare il dolore: è dargli un profilo).

Studi di linguistica cognitiva e neuroimaging mostrano che comprendere metafore sensoriali attiva reti sensori-motorie: il linguaggio figurato non “descrive soltanto”, fa sentire. Questo coinvolgimento corporeo aiuta a integrare mente e corpo, favorevole alla regolazione emotiva.

2) Nominare le emozioni calma i circuiti della minaccia

La etichettatura emotiva (affect labeling) — cioè dire “questa è paura / vergogna / tristezza” — è associata a minore reattività dell’amigdala e maggiore attivazione di aree prefrontali implicate nell’autocontrollo.

La poesia facilita l’etichettatura perché offre parole finissime per sfumature difficili (“tenerezza feroce”, “nostalgia luminosa”). Meno allarme, più spazio di respiro.

3) Il ritmo contiene, il respiro segue

Verso, pausa, ripetizione: il ritmo poetico è una forma di contenimento. Come in molte pratiche somatiche, la cadenza regolare favorisce sincronizzazione tra respiro, attenzione e tono emotivo.

Leggere o scrivere versi con pause intenzionali sostiene una de-attivazione gentile del sistema di allerta e la possibilità di stare con ciò che c’è.

4) Dalla frammentazione al senso: la coerenza narrativa

La ricerca sull’identità narrativa mostra che costruire racconti coerenti dei propri eventi di vita è collegato a maggiore benessere psicologico, senso di continuità e speranza.

La scrittura terapeutica opera proprio qui: prende materiali grezzi (ricordi, emozioni, immagini) e li ordina in un filo che non cancella il dolore, ma gli dà posto.

La poesia aiuta a trovare il nucleo: pochi versi possono cogliere la verità di un passaggio meglio di pagine intere, e questo nucleo diventa una bussola.

5) Legami che curano: dalla cura personale a quella collettiva

Condividere testi in un gruppo (senza giudizio) crea sicurezza sociale: sentirsi ascoltati riduce il senso di isolamento e supporta la coregolazione emotiva.

Biblioterapia e pratiche di poetry therapy in contesti clinici ed educativi mostrano esiti promettenti su umore, ansia, qualità della vita, soprattutto quando la lettura/scrittura è guidata e rispettosa dei tempi di ciascuno.

La parola poetica costruisce linguaggi comuni: rende dicibile l’indicibile e apre relazioni più autentiche (con sé, con gli altri).

6) Limiti e responsabilità

La scrittura, anche poetica, è uno strumento di supporto: non sostituisce la terapia psicologica o medica. Se emergono traumi o un disagio persistente, è importante rivolgersi a professionista. La scrittura può camminare accanto ad altri percorsi di cura.

In pratica

  • Prima la sicurezza: scegli un tempo breve, un luogo quieto, confini chiari.

  • Punta alla precisione emotiva: una sola immagine, un solo colore, un solo suono per dire “come sto”.

  • Chiudi con cura: dopo aver scritto, nota di cosa hai bisogno adesso (acqua, una passeggiata, inviare il testo a una persona fidata o tenerlo per te).

Perché funziona

La poesia apre; la scrittura terapeutica accompagna; insieme aiutano a regolare, dare senso e connettere: tre movimenti chiave della cura di sé.

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